State of Emergency: dal gioco alla realtà

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Può un videogioco plasmare le coscienze e contribuire ad alimentare la violenza? Ebbene, secondo la politica italiana certi videogiochi presenti sul mercato possono contribuire a scatenare e ad incitare alla violenza.

Questo almeno stando a quanto dichiarato da Alessandra Mussolini, Deputata del Pdl, la quale ritiene che giochi come “State of Emergency” siano rappresentativi di come dalla finzione si possa passare alla realtà, quella delle devastazioni a Roma nei giorni scorsi, da parte dei black bloc, in concomitanza con la manifestazione dei cosiddetti “Indignati”.



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Intervistata da Klaus Davi, la Deputata Alessandra Mussolini ha quindi fatto capire come ritirando dal commercio certi videogiochi “violenti” si potrebbe contribuire a ridurre una violenza che dal gioco si trasferisce nel mondo reale, ma dai forum italiani di videogame e, in generale, da parte degli appassionati del settore, si è alzato un coro di proteste.

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Questo perché, innanzitutto, State of Emergency, sebbene richiami in qualche modo ai fatti di Roma, è un videogioco uscito parecchi anni fa, e ci sono grossi dubbi sul fatto che nei negozi di questi tempi ci sia ancora qualche copia in commercio. Ma secondo la Deputata del Partito delle Libertà questo ed altri videogiochi non possono essere definiti innocui in quanto oramai si gioca fin dalla tenera età, ed è inammissibile che, ad esempio, in un videogioco si possano accumulare punti e superare livelli colpendo dei poliziotti e provocando in tutto e per tutto una guerriglia urbana. Insomma, il dibattito resta aperto!

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