Quando la pirateria e l’emulazione salvano i videogiochi

Home » arcade » Quando la pirateria e l’emulazione salvano i videogiochi

È possibile che la pirateria abbia in qualche modo salvato il patrimonio videoludico? A quanto pare grazie ad essa si stima che almeno l’87% dei giochi considerati ormai classici è stato salvato dal dimenticatoio. In parte questo è stato possibile anche e soprattutto grazie all’emulazione. Sì, perché nonostante in giro è ormai facile reperire gameplay e rom di ogni gioco classico per tutte le piattaforme di retrogaming possibili, è una pratica che viene ancora considerata alla stregua della pirateria.

Certo ora non vogliamo stare qui a giustificare la pirateria o chi sfrutta questa pratica a scopo di lucro, però parliamoci chiaro, quanti videogiochi sarebbero andati persi e dimenticati senza l’avvento dell’emulazione? Parecchi. Personalmente possiamo dirvi che molto del patrimonio arcade facente parte della storia videoludica l’ho recuperato proprio grazie al noto emulatore MAME permettendomi di rigiocare titoli che ci riportano a ricordi ormai passati, ma che danno quel senso di nostalgia felice che piace a tutti. Siamo sicuri che anche per i retrogamer che stanno leggendo sia così. Ma non solo arcade, anche titoli per piattaforme come Nes, Commodore, Playstation 1 e 2, GameBoy e tutte quelle considerate ormai da collezione hanno rischiato e rischiano tutt’oggi di perdere un enorme fetta di titoli che sono stati dimenticati o verranno dimenticati in mancanza di rifacimenti che li riportano alla memoria.

Quando pure la Video Game History Foundation dice che la maggior parte degli editori non ha fatto nulla per preservare il proprio archivio videoludico allora per una volta possiamo ringraziare quegli appassionati che hanno creato gli strumenti giusti per farcene ancora oggi godere, senza per forza di cosa chiamarli pirati. C’è da tenere conto che molte software house sono probabilmente fallite o chiuse definitivamente, quindi magari ci sta che qualcosa rischia di essere perduto nel tempo.

Quello che ha evidenziato Kelsey Lewin della Foundation “Immaginate se l’unico modo per vedere Titanic fosse quello di trovare una VHS usata e mantenere il vostro vecchio equipaggiamento funzionante. E cosa succederebbe se nessuna biblioteca, nemmeno la Library of Congress, potrebbe fare di meglio: potrebbero conservare e digitalizzare la videocassetta di Titanic, ma vi dovreste recare sul posto per guardare il film.” Lo studio si è basato su tre piattaforme quali Game Boy, Commodore64 e PlayStation 2 che hanno fatto capire quanto la mancanza di un ritorno commerciale di questi titoli se non la compravendita tra appassionati, avrebbe decisamente abbassato il tasso di sopravvivenza dei giochi classici.

Lascia un commento